sabato 16 giugno 2012

Una bella recensione-commento al mio L'ANTIQUARIO E IL PROFESSORE, di Grazia Coppola


Caro Mario,

quando ti scrissi l’altra volta avevo l’ansia di dirti cose. Ma feci un errore.
Ruppi l’incantesimo del mio rapporto con le tue parole. Lo interruppi.
Dopo non ripresi il filo del libro inspiegabilmente. Ma era un libro che mi piaceva. Lo lasciai così, sospeso. Ora penso che esista un rapporto intimo tra il lettore e il libro, e penso anche che forse la cosa più sbagliata che il lettore può fare mentre legge è parlarne con l’autore. Dopo si. Mi hai ripreso tu per la collottola con questa tua. O forse ieri, quando ho visto la tua foto, ho in qualche modo ripreso il filo io.
Vedendo il tuo spazio l’ho riconosciuto senza esserci stata, perché l’ho in qualche modo letto. Allora ho ripreso il libro dallo scaffale non perché dovevo risponderti, ma perché sapevo di avere un conto in sospeso con quelle pagine.Sorrido pensando che questa estate ancora non facevo scuola di tango, che non c’era nell’aria natale e … insomma.. trovo pretesti per dire che ora era il momento giusto per riavvicinarmi. Quando presi questo libro pensavo di regalarlo a mio marito che ha la passione per l’antiquariato, ora per esempio è da un po’ tornato dal mercatino di Recale. poi iniziando a leggere mi sorprese ritrovare tanto di me dentro, perciò ti scrissi subito. Stamattina ho fatto una cosa che non facevo da anni. sono rimasta nel letto a leggere fino all’ultima parola.
Sono entrata in uno spazio temporale diverso, in una bolla. Un momento di bellezza.
Mi sono commossa due volte.
Una quando dici dei due modi che hanno gli esseri umani per decidere cosa farne della vita. Io mi sento dentro al primo modo. Sempre alla ricerca. Mi ha toccata.
L’altra sui ringraziamenti.

La parte che più intensamente mi ha presa è quella nello studio di Savarese.
È di una bellezza incredibile, non solo quello che c’è scritto dentro, ma la storia di quella fotografia, della lettura al contrario. del catturare quell’attimo di eternità.
Io amo fare fotografie, ma non sono un tecnico, non c’ho nemmeno la pazienza di studiare come migliorare i miei scatti. Io le faccio d’istinto. Mi dico turista del quotidiano.
Mi fermo attratta da una cosa banale e ho il raptus di catturarla. Poi nell’era digitale compulsivamente faccio scatti e scatti. Ma quando rivedo le foto, dopo, mi rendo conto che la prima ha dentro qualcosa di speciale. Le altre sono una forzatura, quando non una noiosa imitazione.

Nella bolla temporale in cui sono vissuta per alcune ore oggi, le tue parole mi hanno rimandato a tante mie letture amate, un po’ come nel sogno del libro. Parola chiamava parola.
C’era Nietzsche e l’eterno ritorno. La leggerezza calviniana. Il labirinto di Borges. La bella giornata di La Capria. C’era la mia amata Alice ..io cammino per la vita e mi sento così, nel paese delle meraviglie, curiosa, e protesa ad accogliere quello che mi succede. Ho trovato il mio elemento, l’acqua. Mi fu detto .. sei acqua, ti adatti e poi fluisci, ma hai anche la forza dell’acqua. Ho trovato la mia ricerca della bellezza..quel senso anche quasi del dovere della bellezza, anche nell’architettura (io non sono architetto, ma quando studiavo Scienze Politiche venivo nelle pause dentro la facoltà di architettura a passare tempo e a respirare quell’aria.

Ho curiosità di quel professore di cui dici. Chi è? Magari lo conosco. Ho due fratelli architetti.
Quello che mi porterò dentro di queste tue pagine il tempo me lo dirà, magari fermandomi a vedere due colombi, o un gioiello di corallo, o un oggetto e intanto penso alla sua storia, o mentre faccio una foto, o mentre provo a dire che cosa è l’amore, o provo a capire cosa è.
Un’altra cosa ancora devo dirti adesso.
So di quello spazio che si crea quando sta per succedere una cosa che ricorderò. Così come quando Savarese prende quel libro o anche come quando il professore tiene tra le mani quell’orologio o come quando sta scrivendo quella poesia a Miriam. (tra l’altro Miriam era lo pseudonimo di mia nonna, nel suo diario ci sono le dediche anche di Scarfoglio e della Serao .. vedi tra i miei album “caro diario”. Prima ci sono andata su e poi sono venuta sul tuo profilo e non so se facebook ha fatto di suo un’associazione.. tra te e quest'album. Nel caso...è stato involontario). comunque, anche questo ho trovato.
Ma se continuo a scrivere escono mille rimandi alla mia vita e al mio sentire.
Ora ti lascio, meno male che mio marito oltre ad amare l’antiquariato, ama anche cucinare…il pranzo della domenica è salvo! ..ora faccio come il professore con la barzelletta vedi?
Ti abbraccio.
Grazia

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