sabato 16 giugno 2012

Una lettera ricevuta dal Professore Adolfo Sassi




Al caro Architetto Scippa.


Lei, caro architetto Scippa, ha saputo realizzare, nella sua opera “L'antiquario e il Professore” densa di contenuto, anche se piccola di mole, il miracolo letterario di una attenta, profonda, articolata, entusiasmante e circostanziata introspezione psicologica e, persino, metapsicologica.
La sua è una paradisiaca lettura della vita che sconfigge, con la magia filologica ed espressiva, l'angoscia del quotidiano, collocando, mi si perdoni il bisticcio, il tempo al di fuori del tempo ed il destino nella luce impenetrabile del disegno di vita.
L'amore e l'amicizia, il dolore e la gioia, trovano in lei una sorta di ribaltamento rivoluzionario nell'incanto della lettura dell'eclettismo della mente e del cuore dell'uomo, così l'avvicinamento, l'incontro, il confronto, il mettersi in discussione, che è tipico dell'amicizia e dell'amore, ribalta i luoghi comuni, ribalta il delirio della superficialità sistematica di certo nichilismo letterario, diventa dialogo serrato all'interno della propria coscienza, attraverso la quale il singolo si propone nell'incanto dell'irripetibilità di sentimenti che sono sempre diversi, sempre cangianti, sempre nuovi e la cui novità seduce e crea nuovi orizzonti, collegandosi al miracolo della vita, di cui una delle espressione è il miracolo dell'amore, come il miracolo del sapere, come il miracolo della esplosione creativa in cui il genio artistico diventa genio propositivo di una mentalità nuova, di un cambiamento di mentalità spesso più lento in un mondo di tendenza al cambiamento delle mode e degli strumenti di comunicazione di massa, spesso asserviti ad una sorta di stritolante e soffocante marketing culturale.

La cultura, l'arte o la letteratura, vengono nel suo poemetto, mi consenta di chiamarlo poemetto, allontanati dall'episodio, diventano fattori di coinvolgimento e di epifanie mentali e spirituali nelle quali lei tratteggia, con spirito un po' profetico e con impareggiabile maestria, una sorta di uomo nuovo che si libera dei condizionamenti e degli stritolamenti di un consumismo dilagante e che proietta in una prospettiva letteraria postmoderna, in cui vi sia epifania e caratterizzazione della virtù letteraria quale ricerca, in un silenzio assordante dell'autentico valore dell'arte e della vita.
Il suo non è soltanto lo sforzo di un intellettuale, è un formidabile sogno di serenità e di umanità, di ricerca di tensione e di abbandono. Il suo libro non va considerato un libro cerebrale come quelli di tanta pseudocultura che in fondo manifesta un labirinto di vuoto e la manifestazione dell'uomo di quella mostruosità che tanto inficia la letteratura del “Rinoceronte di Jonesco.
Per lei l'uomo non è un mostro, non è espressione di sensazioni caotiche, ma è figlio di una alta disciplina morale che diventa in lei causa prima e disciplina dell'esistenza in una sorta di Recerche proustiana.

Lei, come in una sorta di lettino di fronte ad uno psicanalista, ricostruisce singolarmente il momento dell'associazione delle idee attraverso la quale in libertà l'anima si sprigiona e cerca la verità, la sua verità, e attraverso questa verità lei legge le profondità sociali come lo stesso destino di una città, Napoli, che ella ama in modo perturbato e commosso e non in modo superficiale come le chiacchiere dei bottegai o i discorsi da bar.
L'arte contemporanea non è, quindi più in lei, arte impegnata ma diventa momento creativo ed oceano di luce, quella luce con cui lei ha letto la mia anima e quella di persone da me amate con cui, con disincantato coraggio, legge se stesso preparando il trionfo di una epoca non più tormentata dai colossi d'asfalto, quelli della via Gluck di celentaniana memoria, ma rilucente del profondo senso dell'uomo che lei riscopre e così un'opera diventa motore di una rinascita che parte dalla nostra mente e dal nostro cuore.
Al pari modo nella sua genialità intimistica, che è una delle manifestazioni epifaniche della genialità, lei ha saputo raccontare il mio singolare ma affascinante incontro d'amore con uomo che ha cambiato la storia del mondo, della Chiesa, la storia della politica, e ciò è noto a tutti ma ha saputo cambiare, come non tutti sanno, anche la storia della cultura; quest'uomo, come i miei genitori che oggi ci guardano dall'alto dei cieli, è stato come la stella cometa che ha guidato la mia vita verso il polo di attrazione del cambiamento del mondo nella realtà terrena e nell'incontro con i cieli, in una sorta di ribaltamento epocale delle categorie in cui credevo e che erano frutto della cattiva coscienza della terra di fronte allo splendore del cielo da dove cade la neve che è bianca come l'anima.

Quest'uomo ha avuto un passo irresistibile; la profezia della mia vita l'ha incontrato, nella storia del mio percorso, sul pianeta come la mia famiglia che ha illustrato Napoli, come i miei amici i quali mi hanno dato un raro grandioso esempio di gigantezza di mente e di cuore, come i miei studenti ai quali sono stato legato da un vincolo di interessi in ciò che credevamo e in ciò che facevamo, come una fata dai capelli rossi ma dal cuore rosso fuoco e dalla mente incendiaria che ha avuto come il grande pontefice polacco l'effetto sconvolgente di mutarmi, di esaltarmi e di proiettarmi in quel mondo delle fate che è il mondo del sogno della sua vita, caro architetto, reso wojtylianamente eclettico e questo è certamente un elemento del wojtylismo che l'ha sedotto dall'abbraccio tra commercio ed arte che costituisce per un antiquario un anello del successo perché è un luccichio del cielo.
Adolfo Sassi.

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